Qualcosa sugli Statuti in generale

Cosa è uno statuto

Uno statuto, in diritto, è l'atto normativo fondamentale che disciplina l'organizzazione e il funzionamento di un ente pubblico o privato. Il termine viene oggi riferito agli enti diversi dallo stato, per il quale si preferisce invece parlare di costituzione.

Caratteristiche

Lo statuto ha diversa natura giuridica a seconda l'ente cui si riferisce: in un'organizzazione internazionale è un trattato plurilaterale fra gli stati partecipanti; in un ente pubblico è un atto normativo di rango variabile nella gerarchia delle fonti del diritto; in un ente privato invece ha natura di negozio giuridico di diritto privato. Lo statuto è la manifestazione del potere riconosciuto all'ente di poter regolare la propria organizzazione e il proprio funzionamento.

È l'ente ad avere il potere di modificare il proprio statuto, così come anche quello per adottarne il testo iniziale qualora non sia allegato all'atto costitutivo. Nel caso degli enti corporativi è richiesto il comune accordo di tutti gli associati (come l'assemblea dei soci) o dei loro rappresentanti (come i consigli degli enti territoriali italiani). Dove non è presente il potere dell’ente per adottare o modificare il proprio "statuto", si tratta allora di un atto normativo che non può essere considerato uno statuto in senso proprio.

Gli statuti lunensi

Gli statuti riportati su questo sito riguardano le seguenti comunità comprese nel territorio della Lunigiana storica: Agnino, Amelia, Aulla, Calice al Cornoviglio, Carrara, Codiponte, Casola in Lunigiana, Castello di Madrignano, Cecina, Ceserano, Collecchia, Equi Terme, Fivizzano, Fosdinovo, Gragnola, Lusignano, Massa, Moncigoli, Olivola e Pallerone, Ortonovo, Pontremoli, Regnano, Sarzana, Sarzanello, Suvero, Tresana, Ugliancaldo e Vinca.

Si tratta in gran parte di copie, ma sono presenti anche esemplari originali, come gli statuti di Carrara, Cecina, Ceserano, Equi, Luscignano, Massa e Tresana, e inoltre di alcune comunità sono riportati più di un esemplare, alcuni semplici revisioni di vecchie edizioni con ulteriori aggiunte, altre semplicemente si trattano dello statuto singolo ma spartito in più documenti. Pur se conservati all’Archivio di Massa, esistono anche copie degli stessi conservati anche in altri Archivi della regione Toscana o della Liguria stessa, da cui provengono buona parte di loro.

Luogo di conservazione

Gli statuti sono conservati nell'Archivio di Stato di Massa, organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La sua fondazione è avvenuta il 13 febbraio 1887, mentre è stato aperto al pubblico il 28 marzo seguente. Fu il risultato di lunghe e complesse trattative che ebbero inizio nella seconda metà del XIX secolo e che videro partecipe Giovanni Sforza.

L'Archivio di Stato di Massa conserva attualmente "41.170 unità tra volumi, registri, buste, filze, unitamente a 973 pergamene ed a 2.886 mappe e fogli di mappe". Conserva anche documentazione relativa alle vicende politiche della Lunigiana, sia anteriori al dominio dei marchesi stessi a Massa e a Carrara, che posteriori a quel periodo e documentazione inerente al governo di Massa e Carrara, oltre altri riguardanti la famiglia Cybo Malaspina e altri ancora concernente al periodo napoleonico.

Pur se presenti nell’Archivio di Stato di Massa, è possibile reperire copie dei suddetti documenti conservate negli Archivi di stato di Firenze, nell’Archivio di Stato e nella biblioteca universitaria di Genova e nell’Archivio di Pontremoli.

Il ruolo degli statuti lunensi nella storia

Gli statuti lunensi sono per lo più documenti redatti nell’arco temporale che va dal XV al XVIII secolo, la maggior parte durante il XVI secolo. Parte di essi fu approvata ufficialmente nell’arco dal XVI al XVII secolo dalla Repubblica di Firenze: Agnino, Calice di Cornoviglio, Carrara , Casola in Lunigiana, Cecina e Bardine San Terenzo, Ceserano, Codiponte, Collecchia, Equi, Fosdinovo, Gragnola, Luscignano; dalla Repubblica di Genova, sempre nello stesso arco di tempo, furono invece approvati i seguenti statuti: Ameglia, Ortonovo , Sarzana, Sarzanello. Per gli statuti di Aulla, Castello di Madrignano, Cecina, Fivizzano, Massa ,Massa Carrara, Moncigoli, Olivola e Pallerone, Pontremoli, Regnano, Suvero, Tresana, Ugliancaldo, Vinca non si hanno informazioni ufficiali in merito.

Gli statuti lunensi, editi in tre volumi da Mario Niccolò Conti, costituiscono una fonte di rilievo nella ricostruzione della vita delle comunità rurali della Valle della Magra.

La consistenza degli Statuti varia a seconda degli argomenti trattati e della località a cui il corpo normativo fa riferimento: alcuni si riferiscono a piccoli villaggi caratterizzati da un un’organizzazione amministrativa molto semplice, altri riguardano centri più importanti (Mulazzo, Vezzano, Fosdinovo) o addirittura un assembramento di territori (feudi dei discendenti da Federico Malaspina di Villafranca). In alcuni casi non si tratta di statuti veri e propri ma piuttosto di patti e convenzioni tra il signore e la comunità. Solo a partire dal ‘300 troviamo statuti suddivisi in capitoli spesso preceduti da una rubrica che ne indica la portata generale.

Grazie all’esame di questi statuti si ricostruisce il quadro di quegli aspetti istituzionali, sociali, politico-amministrativi ed economici di cui solo una fonte di carattere pubblico può fornire una chiave di lettura di tipo generale. L’analisi dei testi statutari rimane essenziale per una serie di problemi spesso non altrimenti attestati come nel caso della politica di tutela del territorio e soprattutto come testimonianza di tendenze in tempi lunghi e come espressione della sensibilità collettiva.

Attraverso gli statuti furono regolati i rapporti tra i marchesi Malaspina, i signori della mezzana feudalità e le comunità loro sottoposte. Se da una parte però gli statuti rappresentano il manifestarsi della volontà del signore sul territorio che egli domina incontrastato, dall’altra sono, in quanto codificazione scritta di norme, una forma di limitazione all’arbitrarietà del suo potere.

Nel corso del XIII secolo iniziò la lenta decadenza del vescovato lunense causata dalle pressioni espansionistiche dei Malaspina e delle grandi città Pisa, Lucca e Genova, ma fu il XIV secolo a segnare la fine del potere temporale dei vescovi e la cessazione della loro attività legislativa. La stessa pace di Castelnuovo del 6 Ottobre 1306, tra il vescovo e i Malaspina, sancì la fine della potenza politica dei vescovi-conti. Del vuoto di potere creatosi in Lunigiana seppero approfittare i Malaspina, dal canto loro sempre più indeboliti dalle divisioni delle loro terre in marchesati anche piccolissimi.

Alcuni statuti contengono uno specchietto di quella che fu la situazione dei comuni negli anni in cui furono redatti, mentre in altri ciò non fu possibile. E’ possibile, invece, avere un quadro generale della situazione di alcune delle singole comunità della Lunigiana nell’arco dal XV al XVIII secolo.

Aulla passò dal 1534 sotto il dominio genovese, cosa che successe anche Sarzana nel 1592. Fivizzano invece entrò nell'orbita fiorentina.

Calice di Cornoviglio nel 1542 era da quasi tre secoli sotto i Conti Fieschi che poi furono spogliati di questo e di tutti gli altri feudi nel 1547. Dopo la congiura di Gianluigi Fieschi del 1547 Calice passò sotto il dominio dei Doria, per tornare per breve tempo nelle mani dei Malaspina (1710). Questo continuo mutare di padroni precedette la definitiva concessione, nel 1772, dei Malaspina a Leopoldo II, sovrano del Granducato di Toscana.

Carrara, che nel 1313 fu data in successione alla Repubblica di Pisa, alla Repubblica di Lucca ed alla Repubblica fiorentina e per terminare fu acquistata da Gian Galeazzo Visconti, dopo la morte di Filippo Maria Visconti di Milano nel 1477, fu contesa da Tommaso Campofregoso, signore di Sarzana, e di nuovo dalla famiglia Malaspina, che si trasferì qui la sede della loro signoria nella seconda metà del XVI secolo.

Casola di Lunigiana venne amministrata da Lucca fino al 1436, anno della conquista operata da Antonio Alberico Malaspina per conto di Firenze. Nel corso degli anni '30 del secolo XV entrò progressivamente nell'orbita fiorentina. La comunità mantenne una certa autonomia amministrativa e di giurisdizione civile, amministrata da un podestà eletto localmente.

Codiponte nel 1418 insieme a Vinca, Casciana e Monzone, si ribellarono ai loro feudatari e si sottomisero al dominio della Repubblica Fiorentina. Il Comune di Firenze vi inviò nel 1433 un podestà, e la Podesteria di Codiponte, comprendente le comunità di Aiola, Alebbio, Casciana, Codiponte, Equi, Monzone, Prato e Sercognano, fece parte, per l'amministrazione della giustizia criminale, del Capitanato di Castiglione del Terziere. La sistemazione giuridica definitiva del territorio avvenne nel 1470 quando vennero approvati dai consiglieri delle varie comunità gli Statuti. Successivamente, con presa d’iniziativa del 24 febbraio 1777, venne iscritta nella Comunità di Fivizzano.

Luscignano, frazione del comune di Casola di Lunigiana, entrò a far parte del dominio fiorentino intorno agli anni 1477-1478 e mantenne una propria autonomia amministrativa e di giurisdizione civile amministrata da un podestà. In ambito criminale fu invece sottoposto alla giurisdizione del Capitanato di Fivizzano, sorte che guardò in egual misura le frazioni di Casola Regnano e Ugliancaldo.

Nel XVI secolo Pontremoli, vincolata alla Lombardia dopo una fase di dominio francese e parmense, passò sotto il dominio spagnolo e genovese, fino alla sua definitiva incorporazione nel Granducato di Toscana nel 1650. Alla fine del XVIII secolo Pontremoli divenne sede vescovile, acquistando il titolo di città.

Sarzana nel 1249 era sotto il dominio della Repubblica pisana, da cui uscì per dominio dei Malaspina per ritornare poi nel 1343 per passare sotto la giurisdizione della Repubblica di Genova. Nel 1467 fu venduta a Firenze, ma nel 1479 fu riconquistata dai Fieschi. Tornò sotto il dominio di Genova nel 1494.

Nel resto della Lunigiana i diversi feudi continuarono a frammentarsi sotto i diversi rami dei Malaspina, fino a comprendere territori minuscoli (Fosdinovo, Gragnola, Mulazzo, Olivola, Pallerone, Villafranca o Treschietto).

La digitalizzazione e l'accesso agli Statuti della Lunigiana e' il risultato di una collaborazione tra
l'Archivio di Stato di Massa e il Laboratorio di Cultura Digitale dell'Università di Pisa.
Questo progetto fa parte della tesi di Laurea in Informatica Umanistica di Sara Arcari